giovedì 20 agosto 2009

Paggio Fernando


Tra gli enigmisti di fine Ottocento, un posto importante spetta a Tommaso Eberspacher (Paggio Fernando), nato nel 1863 a Monterubbiano (AP) e morto suicida a Roma nel 1913. Autodidatta, fu premiatissimo autore di giochi enigmistici ma anche di poesie in romanesco (fu tra i collaboratori del “Rugantino” di Giggi Zanazzo). Anagrammando il nome di Trilussa, ricavò “Carlo Alberto Salustri = Rubasti l’arco all’estro” e dal proprio nome ottenne una frase impressionante: “Tommaso Eberspacher = Ombra mesta che sperò”. Su di lui e sulle sue “bizzarrie” si raccontano tanti aneddoti. Dopo aver lavorato tutto il giorno alla preparazione del Congresso enigmistico di Firenze (il primo in assoluto, quello del 1897), andò in un caffè aperto anche durante la notte e scrisse la conferenza per il giorno dopo. Alle cinque del mattino andò in piazza dell’Indipendenza a recitarla, solo, ad alta voce, e alle dieci la lesse al pubblico, per un’ora.
Aveva la mania delle “lunghe passeggiate”, che per lui volevano dire andare da Roma a Firenze. A volte le forze dell’ordine lo fermavano, vedendolo male in arnese, e lui doveva spiegare come mai, avendo con sé una tessera gratuita per viaggiare in treno (era impiegato delle ferrovie) facesse tutta quella strada a piedi.
Pubblicò anche un suo giornale, “La Sfinge Tiberina”, che durò dal maggio 1892 all’aprile 1893.
Come molti sanno, l’ultimo suo enigma, scritto subito prima della tragica fine in un albergo romano, ha per soluzione “La rivoltella”.
Il gioco che riporto è del 1900.
Enigma
ZINGARELLE
Una tribù di vispe zingarelle
gaie, gioconde tutte e spensierate,
ma talvolta ne fanno delle belle,
da sole o in gruppi, o tutte accompagnate.
Vestono a vivacissimi colori
e dipingerle meglio non saprei:
armi e monete sono i lor tesori
e vasellami e rustici trofei.
Com’umili e raccolte monachelle
non escon quasi mai sbandate o sole,
ma si spargono, poi, leggere e snelle,
sui verdi prati a far le capriole.
E i loro spettatori? Io li rimiro
anelanti alla fervida gazzarra...
questi par che trattenga il suo respiro,
quegli par muto, un altro gli occhi sbarra...
Fra le loro vicende è un alternarsi
curioso: or s’ode una giocosa voce,
or si scopre un sogghigno accompagnarsi
al rauco suon d’una bestemmia atroce.
Ed esse, queste care zingarelle,
complici strane di più strana sorte,
fanno allargare il cuore nella pelle,
per la gioia o dan brividi di morte.
Provate a interrogarle da vicino:
nulla san del futuro degli eventi,
pure, talor, è scritto nel destino,
son raccolte, ammazzate dalle genti.

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